L'ultimo rapporto dell'Ilo (Organizzazione mondiale del lavoro) rivela che sette lavoratori su dieci a livello globale sono esposti a rischi dovuti ai cambiamenti climatici, con oltre 2,4 miliardi di persone potenzialmente a rischio di calore eccessivo durante il lavoro. Questo allarme sottolinea l'importanza di affrontare le sfide legate alla salute e alla sicurezza sul lavoro, evidenziando anche il potenziale delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale per migliorare le condizioni lavorative e ridurre il numero di incidenti e morti sul lavoro.
Sette lavoratori su dieci nel mondo sono esposti a rischi legati ai cambiamenti climatici. Questo è quanto emerge dall'ultimo rapporto dell'Ilo, l'Organizzazione mondiale del lavoro. Secondo i dati del 2020, oltre 2,4 miliardi di lavoratori, su una forza lavoro globale di 3,4 miliardi, sono potenzialmente esposti a calore eccessivo durante il loro lavoro. La percentuale è salita dal 65,5% al 70,9% dal 2000.
Il rapporto evidenzia che ogni anno si perdono 18.970 vite umane e 2,09 milioni di "anni di vita corretti" per disabilità a causa di 22,87 milioni di infortuni sul lavoro dovuti al caldo eccessivo. Inoltre, circa 3 milioni di persone nel mondo muoiono ogni anno per incidenti o malattie legate al lavoro, un aumento di oltre il 5% rispetto al 2015. La maggior parte di questi decessi è causata da malattie correlate al lavoro (2,6 milioni), mentre gli incidenti sul lavoro rappresentano 330.000 morti. In Italia, nel 2023, l'Inail ha registrato 1.041 denunce di incidenti mortali, con una media di tre decessi al giorno. Nei primi due mesi del 2024, i morti sul lavoro sono stati 105, con un incremento del 20,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le denunce di infortunio sono state 92.711, con un aumento del 7,2%.
Per migliorare la sicurezza sul lavoro, le tecnologie digitali e l'intelligenza artificiale possono essere di grande aiuto. Questa è l'idea del "cantiere digitale", proposta dall'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, che sta guadagnando consensi e sarà discussa in un prossimo convegno di Federarchitetti.
Damiano chiede: «Perché non utilizzare la digitalizzazione e l'intelligenza artificiale non solo per aumentare la produttività, ma anche per proteggere l'integrità psico-fisica dei lavoratori?». Durante il suo mandato, ha firmato il decreto 81 del 2008. Citando due recenti tragedie (l'investimento di cinque operai alla stazione ferroviaria di Brandizzo e il crollo del cantiere Esselunga di Firenze), Damiano spiega come l'IA potrebbe prevenire tali incidenti.
«In entrambi i casi c'è stato un mancato coordinamento delle attività, in parte dovuto alla lunga catena di appalti e subappalti. A Firenze, per esempio, un sistema digitale avrebbe potuto impedire la presenza di operai sotto una trave di cemento in fase di posa. A Brandizzo, un sistema di sicurezza digitale avrebbe potuto impedire il pagamento delle ore lavorate prima del passaggio dell'ultimo treno, salvando vite umane».
Un utilizzo intelligente della tecnologia potrebbe anche introdurre "test d'ingresso" digitalizzati nei cantieri. Un cartellino digitale potrebbe verificare l'identità e il tipo di contratto dei lavoratori. La digitalizzazione potrebbe anche garantire l'uso corretto dei dispositivi di protezione individuale, come caschi e guanti con microchip, che bloccano l'inizio del lavoro se le misure di sicurezza non sono rispettate.
Damiano propone di utilizzare parte dei 38 miliardi di euro della giacenza di cassa dell'Inail per sviluppare questi strumenti e formare lavoratori e imprenditori. Finora questa proposta non ha avuto successo. L’Inail fa parte della contabilità generale dello Stato, e le risorse risparmiate riducono il debito pubblico, creando un circolo vizioso. Secondo Damiano, i premi pagati dalle imprese dovrebbero puntare alla prevenzione, non alla riduzione del debito dello Stato.
Ogni anno si spendono circa 60 miliardi di euro, tre punti di PIL, per riparare i danni provocati dagli incidenti sul lavoro. È necessario spostare queste risorse dalla riparazione dei danni all’investimento in prevenzione, per ridurre significativamente il numero di morti sul lavoro.